lunedì 26 marzo 2018

Seneca e l'autoeducazione interiore


Lucio Anneo Seneca è stato un filosofo, drammaturgo e politico romano, esponente dello stoicismo. Seneca fu attivo in molti campi, compresa la vita pubblica, dove fu senatore e questore, dando un impulso riformatore.

Egli rappresenta un diverso orientamento: egli mira alla cura di sé e all'autoeducazione interiore attraverso la filosofia
Nelle Lettere a Lucilio  Seneca sostiene la necessità di migliorare se stessi dal punto di vista morale, seguendo l'esempio delle persone virtuose ed esaminando le esperienze personali. 
Seneca critica anche l'educazione fine a se stessa, dicendo che è sbagliato dedicarsi allo studio senza mirare alla propria crescita interiore. Definisce la figura del saggio come colui che controlla le proprie passioni con l'uso della ragione e accetta il proprio destino. Egli inoltre critica le ricchezze e i beni materiali favore dei beni spirituali e dello sviluppo etico dell'individuo. Il suo pensiero è quindi rivolto al percorso di autoeducazione che ciascuno deve compiere. 

Fonte: Libro scolastico, "EducataMENTE".

Quintiliano e l'educazione in età imperiale

Statua di Quintiliano a Calahorra, città natale del retore
Marco Fabio Quintiliano è stato un oratore romano e maestro di retorica per la prima volta stipendiato. Fu il più importante autore che si occupò di pedagogia in età imperiale.
Egli ci ha lasciato un'opera, la Institutio oratoria, con la quale intende ridare all'arte oratoria un fondamento culturale. Lo scopo di Quintiliano è formare il bonus orator, cioè colui che svolge una funzione etico-civile. Egli compone un'opera sull'educazione complessiva dell'oratore. L'Institutio oratoria espone gli aspetti dell'istruzione primaria e grammaticale. 
Successivamente amplia il discorso fino all'attività dell'oratore adulto. 
I caratteri dell'oratore sono: onestà, abilità nel parlare e la preparazione filosofica.
La riflessione di Quintiliano prende in considerazione le modalità di insegnamento e la figura del maestro. L'oratore quindi, secondo la sua impostazione, deve al suo completo sviluppo naturale.
Egli inoltre fu l'unico del suo tempo a pronunciarsi contro le punizioni corporali.
Quintiliano fornisce anche un ritratto del maestro ideale, che deve:
  • essere pratico, positivo e morale
  • essere sensibile e coinvolgente
  • rendere l'insegnamento naturale e divertente
  • adeguare il metodo all'indole dell'allievo
  • spronare con la lode
  • concedere svago e gioco
 Lo studente ideale, deve sviluppare nei confronti dell'insegnante un sentimento di obbedienza e di amore. 
Quintiliano delinea il curricolo scolastico per la formazione degli oratori: 
  • in famiglia con l'intervento di nutrici, schiavi e pedagoghi;
  • frequentazione della scuola del grammaticus con un insegnamento basato sulla lettura della poesia e sullastesura di testi;
  • studio della retorica esercitandosi nelle narrazioni e nelledeclamationes.

Fonte: Libro scolastico, "EducataMENTE".

L'organizzazione scolastica romana

L'insegnamento a Roma si articola in educazione primaria, secondaria, superiore e tecnico-professionale. 

L'educazione romana inizia  con l'istruzione primaria o lodus litterarius, a 7 anni. Il magister o litterator insegna a leggere e a scrivere, il calcolo viene invece insegnato dal calculator: insegnamento importante perché molti allievi, dopo questo livello, lasciano gli studi per diventare mercanti. 
L'insegnamento è impartito attraverso un metodo ripetitivo-mnemonico e coercitivo e un frequente ricorso alle punizioni corporali.
Al termine di questo ciclo scolastico gli studenti sanno appena leggere e scrivere.


All'istruzione secondaria accedono solo i ragazzi provenienti da famiglie ricche e che frequentano per tre anni le lezioni di un grammaticus.
Le materie di insegnamento sono la grammatica, logica, retorica, musica, astronomia, geometria, aritmetica, medicina e architettura.

 Anche in questo ciclo di studi è previsto un metodo mnemonico. Lo scopo di questa istituzione è quello di avviare l'arte dell'eloquenza.

L'istruzione superiore viene impartita nelle scuole di retorica: l'insegnante di retorica, cioè il magister dcendi o rhetor, deve essere un professionista della parola, ma anche un esempio morale. Egli guida gli allievi alla composizione di testi che dovranno essere recitati.
Lo scopo delle scuole è quello di preparare un cittadini in grado di intervenire nella vita politica o di intraprendere una carriera forense. Queste scuole privilegiano le competenze tecniche.


A Roma viene curata anche l'istruzione tecnico-professionale. A questo scopo viene aperto il pedagogium, nel quale schiavi, liberti  e artigiani liberi, ricevono una formazione professionale specializzata. L'insegnamento viene impartito dai maestri i quali sono a loro volta istituiti in collegia e corpora, corrispondenti alle nostre scuole professionali e legate alle botteghe artigianali del tempo.
Esistono anche i collegia destinati alla formazione di sacerdoti e soldati.


Fonte: Libro scolastico, "EducataMENTE".

Cicerone e l'ellenizzazione dell'eduzione romana

Marco Tullio Cicerone è stato un avvocato, politico, scrittore oratore e sopratutto un filosofo romano. Cicerone fu una delle figure più rilevanti di tutta l'antichità romana. La sua vastissima produzione letteraria, che va dalle orazioni politiche agli scritti di filosofia e retorica, rimase come esempio per tutti gli autori del I secolo a.C, tanto da poter essere considerata il modello della letteratura latina classica. 
Egli, a differenza di Catone, cerca di conciliare il mos maiorum con la cultura greca, interessandosi ai problemi morali e alle questioni pratiche. 
Con lui la paideia ellenica diventa humanitas, che si pone come un nuovo modello educativo romano.
Cicerone si sofferma soprattutto sull'istruzione superiore per la formazione dell'oratore, nella quale  devono confluire erudizione e etica.
La sua opera più importante è il De oratore, nella quale egli esamina la retorica e l'oratoria sottolineando gli aspetti fondamentali: 
  • inventio, l'ideazione di un'orazione 
  • dispotio, l'ordine degli argomenti
  • elocutio, l'uso di un linguaggio ricco
  • memoria, la capacità di ricordare
  • actio, l'esposizione dell'orazione.

Fonte: Libro scolastico, "EducataMENTE".

Catone e la difesa della tradizione contro la crisi repubblicana

Dopo la seconda guerra punica Roma, oltre ad essere una potenza agricola, diventa una potenza marittima e commerciale. Alla ribalta della società si affiancano nuovi ceti che non condividono più i vecchi valori incentrati sulla tradizione.
Le stesse correnti di pensiero ellenistiche non pongono più lo stato e la collettività al centro, ma l'uomo nella sua individualità.
Dal III secolo a.C. cambia anche l'educazione. Le famiglie ricche affidano i propri figli a un liberto istruito o a un servo, ovvero il pedagogus
In questi cambiamenti, anche l'educazione femminile inizia a trasformarsi: le ragazze delle famiglie elevate vengono affidate ad un pedagogus per studiare, canto, danza e imparare a dipingere. In età precoce si sposano, passando dall'autorità del padre a quella del marito.
In difesa dell'educazione tradizionale Catone esorta a recuperare la vecchia tradizione, raccogliendo nei Libri ad Filium Marcum i suoi insegnamenti di agricoltura, medicina e retorica.
Egli scrive un'altra opera: il De agricultura nella quale confronta il lavoro dei campi all'attività mercantile: l'oratore e il contadino potranno rendere di nuovo grande Roma.

Fonti: Libro scolastico, "EducataMENTE".

martedì 20 marzo 2018

L'educazione romana dalle origini e il Mos Maiorum

L'economia romana, basata unicamente sull'agricoltura, è dominata da un aristocrazia di proprietari terrieri. E l'educazione avviene all'interno stesso della famiglia, dove quest'ultima e la casa sono i valori predominanti, o al di fuori sulla base dell'esempio degli adulti e della trasmissione orale.

Il sentimento a cui si viene educati è quello di pietas in quanto rispetto per i genitori, gli avi, la patria e le divinità.
Questo insieme di valori costituisce il mos maiorum, il quale rappresenta il nucleo della morale tradizionale della civiltà romana. Per una società come quella romana, le tradizioni sono il fondamento dell'etica.

La prima educatrice è la madre, e poi compiuti i sette anni il bambino passa sotto la guida del padre, che simbolizza il maestro. L'educatore è quindi il genitore, attraverso il quale, il figlio impara il necessario per amministrare un azienda agricola e partecipare alla vita pubblica frequentando il foro (piazza). 
A quattordici anni il maschio smette la "toga pretexta" e indossa, durante un cerimonia, la "toga libera" o "virile", acquisendo così il diritto di sedere in senato per perfezionare la propria formazione politica seguendo i dibattiti dei senatori più anziani.

Dal 451 a.C. il punto di riferimento dell'educazione romana è rappresentato dalle Dodici Tavole che riassumono i valori propri del mos maiorum.

Fonti: Libro scolastico, "EducataMENTE"

L'educazione nell'antica Roma

L'educazione per i Romani è un fenomeno sociale, che riesce ad integrare gli individui nella vita della città ed è quindi utilizzato per un intento civico.
Il cittadino romano infatti deve possedere in modo adeguato il modo di parlare, modo di comportarsi, camminare.. Rispetto a una collettività.
Cicerone, per esempio, suggerisce al figlio marco di essere sempre gradevole con gli altri per essere accolto in società.
I greci per l'educazione dei fanciulli parlano di paideia, ossia formazione e cura dei fanciulli e diventava sinonimo di cultura e di educazione mediante l'istruzione. 
I Romani, invece, usano il termine educatio  per indicare la prima formazione finalizzata allo sviluppo delle attitudini fisiche, morali e intellettuali.
A corrispondere al greco paideia, è invece il termine humanitas con il significato di un educazione raffinata, fondata su valori morali.

Fonti: Libro scolastico, "EducataMENTE".