lunedì 29 gennaio 2018

La civiltà sumero-babilonese e le prime scuole

Le prime scuole della storia sorgono probabilmente nell'antica Mesopotamia.
Inizialmente, nella società sumero-babilonese, l'istruzione viene impartita nei templi ed è una forma di iniziazione riservata a chi deve rivestire un ruolo religioso e politico. Esiste quindi uno stretto legame tra potere politico, religione, istruzione e cultura.
I sacerdoti mesopotamici sono i primi sviluppare conoscenze e capacità. In una fase successiva, lo sviluppo della società richiede un numero maggiore di persone in grado di leggere e scrivere. Nasce così la figura dello scribaIl termine scriba indica coloro che, in culture ed epoche diverse, si occupavano di scrivere, tenere la contabilità e altre attività legate al mondo della scrittura e dei libri. Gli esempi storici più famosi sono quelli degli scribi mesopotanici, egiziani ed ebraici. "Colui che scrive sulle tavolette", e le scuole vengono chiamate case delle tavolette.
Con la comparsa degli scribi, l'educazione si sdoppia in due percorsi: una superiore (per i sacerdoti) e l'altra per gli scribi. Per istruire quest'ultimi nasce la scuola.

Fonti: Libro scolastico, "EducataMENTE".
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Scriba

Dall'oralità alla scrittura

 La scrittura sancisce il passaggio dalla preistoria alla storia vera e propria.
Prima della scrittura, segni dipinti o incisi, hanno fatto trasmettere oralmente i svariati eventi.
La scrittura, invece, stabilisce e crea un archivio stabile di conoscenze, che è più facile da tramandare. 
Inizialmente la scrittura è patrimonio della casta sacerdotale, perchè viene definito un dono divino.
Sapere scrivere e leggere è una capacità che si apprende e perciò con l'invenzione della scrittura ha avuto inizio l'istruzione.

Fonti: Libro scolastico, "EducataMENTE".

Le origini dell'educazione

Gli esseri umani vivono da sempre all'interno di una collettività, dove sono presenti conoscenze che devono essere apprese.
Esistono diversi forme di educazioni, dalle civiltà primitiva ad oggi:

  1.  racconti di miti, ossia narrazioni che danno una spiegazione di quanto accade nel mondo
  2. riti, che sono come cerimonie con le quali si celebra un mito
  3.  scrittura: nel corso della storia umana, a un certo punto, le conoscenze sono diventate troppe e si è reso conto che l'educazione non si poteva evolvere (problema dell'educazione). Fu così che la scrittura, dà una mano.

Fonte: Libro scolastico, "EducataMENTE".

Metacognizione, autoefficacia, e autovalutazione

La consapevolezza dei processi cognitivi in atto e definita metacognizione.
Un'altra forma di consapevolezza è la capcità di valutare se stessi, chiamata autovalutazione, grazie alla quale uno studente acquista la fiducia necessaria per procedere.
L'autovalutazione riguarda le abilità personali, che fanno riferimento alle varie intelligenze.
Ma essa riguarda anche altri aspetti, ed è perciò definita trasversale:

  • organizzazione del tempo
  • esplorazione di aspetti nuovi della realtà
  • perseveranza nel lavoro e nell'assolvimento di un impegno preso.
Dall'opinione che sviluppiamo delle nostre capacità, dipende il nome di autoefficacia, che indica l'attitudine ad affrontare diversamente un compito a seconda della percezione che abbiamo delle nostre capacità.

Fonti: Libro scolastico, "EducataMENTE".

Ambienti di apprendimento e metodo di studio

Oltre allo stile cognitivo e alle emozioni, 'l'apprendimento è profondamente influenzato dall'ambiente, termine con cui in questo caso intendiamo la situazione in cui gli studenti si trovano.
  • Pedagogia dell'insegnamento o comportamentismo: centrata sul docente, sulla ricerca di strategie didattiche più efficaci, sulla programmazione e su continue verifiche, privilegia la trasmissione del sapere da parte del docente.
  • Pedagogia dell'apprendimento o cognitivismo: centrata sull'allievo per rafforzarne le potenzialità cognitive, privilegia la costruzione della conoscenza da parte dell'allievo.
Sostenitori del comportamentismo sono Skinner e Bloom. Il primo studioso, ha costruito addirittura le teaching-machine, ovvero delle macchine per insegnare; Bloon ha ideato le tassonomie, ossia griglie, per guidare la valutazione.
I due studiosi la cosa più fondamentale, è l'organizzazione didattica.

Sostenitori del cognitivismo sono Bruner e Ausubel. Prendono in considerazione i processi ideativi della mente, cioè come si formano le idee.
Non è dunque l'insegnante che deve trasferire nozioni: ma egli deve invece porre gli allievi in situazioni stimolanti.
Una delle piu importanti innovazioni proposte dal cognitivismo è rappresentata dal problem solving, messo a punto dello stesso Bruner: con questa tecnica l'allievo viene posto davanti a un problema e impara facendo esperienza. Il fine è lo sviluppo della capacità di riflessione e di discorso.
Troviamo anche un ruolo fondamentale dell ragionamento formale.


Fonti: Libro scolastico, "EducataMENTE".

Gli stili di apprendimento

 Lo stile cognitivo esercita una profonda influenza sullo stile di apprendimento, cioè il modo preferenziale in cui un individuo elabora l'informazione mentre sta svolgendo un compito.
Le varie tipologie di stili si possono raggruppare sulla base di più criteri (funzioni, forme, livelli).

 In base alle funzioni

  • Stile legislativo, caratterizzato da decisioni, regole autonome e rifiuto di problemi prestrutturati, favorisce la creatività e può essere penalizzato in ambienti scolastici o di lavoro molto conformisti.
  • Stile esecutivo, preferisce ricevere istruzioni e applica regole esistenti.
  • Stile giudiziario, tipico di chi ama valutare regole, procedure e idee esistenti, formulando critiche, esprimendo opinioni, valutando le persone ed il loro lavoro.

In base alle forme

  • Stile monarchico, proprio di persone risolute che si dedicano completamente a un'impresa, non amano aiuti.
  • Stile gerarchico, definito da una gerarchia di obiettivi e delle loro priorità nonchè da organizzazione e sistematicità nella soluzione dei singoli problemi.
  • Stile oligarchico, caratterizzato dalla compresenza di più obiettivi.
  • Stile anarchico, proprio delle persone motivate da più bisogni e obiettivi.

In base ai livelli

  • Stile globale, è tipico di chi preferisce questioni vaste ed astratte, non ama i dettagli e tende a trascurare i particolari.
  • Stile locale o analitico, comporta attenzione verso i dettagli, gli aspetti pratici delle situazioni.

In base agli scopi

  • Stile interno, proprio di persone introverse, distaccate nei confronti del mondo esterno, poco socievoli.
  • Stile esterno, proprio di persone estroverse.

In base alle inclinazioni

  • Stile liberale, tipico di chi tende a favorire il cambiamento.
  • Stile conservatore, proprio di chi si conforma alle procedure esistenti.
Fonti: Libro scolastico, "EducataMENTE".

Gli stili cognitivi

Gli stili cognitivi sono la modalità con la quale prevalentemente un soggetto elabora le informazioni. 
Ognuno ha il proprio stile cognitivo, ma rispetto ad alcuni criteri è possibile individuare delle tipologie generali.

Stile globale/analitico 
Una persona dallo stile globale tende a cogliere l'insieme e gli aspetti generali in modo superficiale, sintetico, basandosi sull'intuito.
Stile dipendente/indipendente dal campo
Una capacità limitata di cogliere gli elementi indica uno stile dipendente dal campo, mentre se gli elementi sono colti bene si parla di stile indipendente dal campo.
Verbale/visuale/cinestetica
Questa distinzione riguarda la preferenza per la parola, l'immagine o l'azione nel processo di apprendimento. Chi ha una preferenza verbale impara leggendo; chi ha una preferenza visiva, invece guardando figure; si parla di preferenza cinestetica per chi invece apprende maggiormente facendo esperienza diretta.
Convergente/divergente
Quest'ultima contrapposizione, considera il rapporto del soggetto con le informazioni ricevute. Una persona di stile convergente affronta un problema in modo logico e consequenziale. Una persona dello stile divergente, invece, è autonoma e creativa, e sa giungere a soluzioni originali.

Gli stili cognitivi sono facilmente riconoscibili nella pratica scolastica. 

Fonti: Libro scolastico, "EducataMENTE".

La motivazione e gli altri fattori dell'apprendimento: imparare a imparare

Motivazioni e attribuzioni entrano a far parte di una particolare competenza chiamata imparare a imparare, a cui oggi non solo la scuola ma l'intera società attribuisce grande importanza.
Motivazioni e attribuzioni sono elementi fondamentali nel campo scolastico, sia per alunni che sia per studenti.
Questi due elementi si affiancano agli stili cognitivi e le emozioni. 

Imparare è un'attività a cui siamo abituati fin dall'infanzia ed è molto complicato.
La capacità di imparare, di avere un metodo di studio non è semplice come sembra.
Che cosa significa, concretamente, imparare a imparare? Possiamo dire che si tratta di una competenza articolata in tre aspetti: 

  • il SAPERE, ovvero le conoscenze;
  • il SAPER FARE, ovvero l'applicazione delle conoscenze;
  • il SAPER ESSERE, ovvero le convinzioni, gli atteggiamenti e le motivazioni.
La capacità di imparare a imparare richiede quindi abilità cognitive, che riguardano il mondo di apprendere Ie di gestire le conoscenze e abilità metacognitive.
La figura dell'insegnate, rispetto a questa attività, non ha solo il compito di insegnare le materie tradizionali, ma anche condurre l'allievo a una sempre maggiore autonomia.
A questo scopo l'approccio dell'insegnante, deve essere integrato, esperienziale ed esplicito.

  • INTEGRATO: collega contenuti, metodi e argomenti in modo interdisciplinare, stimolando l'allievo a passare autonomamente da un campo dal sapere all'altro.
  • ESPERIENZIALE: procede "per problemi e per progetti", favorendo una riflessione sulle esperienze e lo sviluppo del processo critico.
  • ESPLICITO: stimola gli studenti a raggiungere la consapevolezza di sè e di quanto stanno facendo e a maturare la capacità di condivisione e socializzazione.

Fonti: Libro  scolastico, "EducataMENTE".